sabato 26 maggio 2007

CANTINE APERTE:CAPRIANO DEL COLLE

Con le prime giornate di caldo estivo sicuramente non si poteva non pensare ad un evento tutto rustico e bucolico. Quale migliore occasione per esplorare centri e borghi minori se non quella di conoscerli attraverso la tipicità dei loro prodotti?
Ecco l’evento: Cantine Aperte 2007 che si terrà domenica 27 maggio. Alla sua quindicesima edizione, promossa dal Movimento Turismo del Vino, Cantine Aperte è un’ottima occasione per sapere qualcosa in più su un prodotto che ci caratterizza e che meglio riesce a dare anche all’estero l’idea della specificità geografica italiana.
Una visita alle cantine è anche un modo per conoscere meglio ciò che si consuma, in un panorama economico dove la qualità, la sua tutela, l’originalità nella lavorazione la fanno da padroni. Inoltre sono previsti appuntamenti collaterali di carattere gastronomico e culturale: la tipicità delle campagne dove si produce vino facilita infatti questa connessione: spesso, infatti nelle campagne si possono trovare pievi antiche, cascine che risalgono a qualche secolo fa. Solo recentemente si stanno invece scoprendo percorsi naturali da associare alla produzione del vino.
Non c’è da dimenticare che la produzione agricola è un primo passo per la conoscenza di un territorio e della sua gente: spesso ci riflettiamo nell’ambiente in cui viviamo perché le caratteristiche morfologiche e climatiche ci influenzano anche se spesso non ce en rendiamo conto; d’altro canto è anche vero che l’uomo nei secoli ha modificato il paesaggio ed il territorio sfruttandone e conoscendone le particolarità. E’ in questo modo che dobbiamo intendere il valore dei prodotti tipici; ciò che è autentico ha un legame vero e totale con il territorio.

Tutti sanno che la Regione Toscana in quanto a vino e legame con il territorio primeggia. Da buona lombarda legata alla sua terra ed alle tradizioni posso dire che con un po’ di sforzo ci sono zone che meritano una grande attenzione pure qui. Fra queste voglio citare Capriano del Colle e Montenetto, a sud di Brescia; Capriano del Colle è un vino abbastanza conosciuto ed apprezzato…ma quanti conoscono o sono già stati nel territorio in cui lo si produce? E’ una zona molto limitata che comprende le campagne di Poncarale e Capriano del Colle. Una piacevole passeggiata vi potrebbe far scoprire una campagna che diventerà a tutti gli effetti un Parco Regionale. Le possibilità per arrivarci sono molteplici, ma consiglio di percorrere la pista ciclabile Brescia-Cremona: alcune vedute sono davvero imperdibili.

Per quanto riguarda Cantine Aperte, aderiscono:

Az. Agr. La Vigna di Anna Botti 25020 - CAPRIANO DEL COLLE Tel: +39 030 9748061

Az. Agr. Lazzari G & D Via Mella, 49 - 25020 - CAPRIANO DEL COLLE Tel: +39 030 9747387

Az. Agr. San Michele Via Parrocchia, 12 - 25020 - CAPRIANO DEL COLLE


Cantine Aperte – 27 maggio 2007

giovedì 24 maggio 2007

PLACEBO A BRESCIA 30/06/2007

Il Brescia Summer Festival quest'anno è ricco di nomi importanti. Fra questi i Placebo, gruppo nato in una scuola lussemburghese dalle due menti geniali di Brian Molko e Stefan Olsdal.
I due prenderanno per un po' strade diverse ma saranno desitnati a rincontrarsi a south Kensington a Londra, dove Brian si era trasferito per studiare arte drammatica. Il caso volle che Stefan avesse una chitarra, che Brian dovesse fare un concerto acustico in un locale accompagnato da un batterista, allora già impegnato con un altro gruppo, guarda un po' che si chiamava Steve Hewitt. Così nascono i Placebo. E dal 1996 il resto diventa storia.
Affascinano non solo per la musica mista rock alternativa e perchè ci sanno fare davvero, ma anche per la voce di Molko che è qualcosa di unico. Se poi aggiungiamo i testi spesso taglienti.
Carica allo stato puro.
Brescia ce li porta proprio in Piazza Duomo il 30/06/2007 alle ore 21.30. Un evento da non perdere davvero!!
Metto il testo di Song to say Goodbye che mi ha fatto innamorare dalle prime note introduttive.

Song To Say Goodbye
http://www.youtube.com/watch?v=HO0bPjCCdsg

You are one of God's mistakes
You crying, tragic waste of skin
I'm well aware of how it aches
And you still won't let me in. Now I'm breaking down your door
To try and save your swollen face
Though I don't like you anymore
You lying, trying waste of space.


Before our innocence was lost
You were always one of those
Blessed with lucky sevens
And the voice that made me cry.
My Oh My.

You were mother nature's son
Someone to whom I could relate
Your needle and your damage done
Remains a sorted twist of fate.
Now I'm trying to wake you up
To pull you from the liquid sky
Coz if I don't we'll both end up
With just your song to say goodbye.
My Oh My.


A song to say goodbye
A song to say goodbye
A song to say.
Before our innocence was lost
You were always one of those
Blessed with lucky sevens
And the voice that made me cry.
It's a song to say goodbye.

mercoledì 23 maggio 2007

ECOLOGICAL NYC!


Addio vecchi yellow cabs! I famigerati taxi gialli di New York entro il 2012 rimarranno solo un vago ricordo, pezzi da collezione (perché no?!) e protagonisti mitici di film ambientati nella Grande Mela.

Una mela che sta per diventare sempre più verde, per fortuna! Il sindaco di New York Micheal Bloomberg ha proposto infatti la totale sostituzione dei taxi Ford Crown Victoria, vecchiotti ed altamente inquinanti con dei nuovi taxies con impatto ambientale molto più basso. Si tratta infatti di auto ibride che riescono a ridurre i consumi, ben 14 chilometri al litro rispetto agli “attuali” che viaggiano intorno ad un consumo di 6 chilometri al litro! I nuovi cabs saranno Ford Escape e il sindaco prevede che entro il 2010 più di metà della flotta sarà già verde.
La città della contraddizione assume così una politica drastica nei confronti dell’inquinamento; Bloomberg spiega infatti che attraverso norme più severe e l’aumento del parco macchine ibride potrebbe incentivare l’abbandono di ben 32.000 auto private. Sebbene sia risaputo che a New York il rapporto auto/abitanti è molto più basso rispetto a molte grandi città o metropoli (anche italiane) e che la maggior parte dei new yorkers non dispongono di una vettura privata, la politica della città mira comunque a ridurre l’inquinamento proprio a partire dai trasporti. Le decisioni sono in qualche modo tutte coerenti per favorire una maggiore ecosostenibilità. Infatti oltre alla rivoluzione dei taxi si introdurranno anche tariffe d’ingresso alla città con vetture private (8$) e con i camion (21$). Questo ovviamente dovrebbe portare ad un’incentivo all’utilizzo dei trasporti pubblici, per i quali si ipotizzano ingenti investimenti, mirando soprattutto a forme di trasporto ecocompatibili.
Gotham Gazette, il sito delle politiche su New York propone suggerimenti per migliorare la città lasciando anche maggiore spazio agli utenti della città stessa; più spazi pubblici e più possibilità per fare degli spostamenti uno stile di vita: si propone ad esempio la possibilità di avere marciapiedi più larghi, più comodi, che possano essere un incentivo a camminare tranquillamente senza sentire il peso della claustrofobia persino in uno spazio aperto, bus più veloci. Si auspica ad un miglioramento della rete di piste ciclabili, in modo da incentivare i cittadini a spostarsi in bicicletta, almeno nella “downtown”, date le distanze facilmente percorribili di Manhattan.
C’è inoltre una giusta considerazione: che in un paese democratico tutti possano avere la stessa possibilità di movimento, perché sono pensati solo grandi spazi per strade a tre o quattro corsi e non piste ciclabili a più corsie, marciapiedi più larghi?!
Nonostante le politiche di sostenibilità intraprese e che stanno per essere ampliate rimane un dato davvero spaventoso: le emissioni della città sono incrementate approssimativamente del 9 per cento nel giro degli ultimi 10 anni. Le politiche mirerebbero soprattutto al rovesciamento di questo trend.
Come città d’avanguardia NY pone un ottimo esempio che molte altre città dovrebbero seguire: evviva la new Green Big Apple!

www.repubblica.it/2007/05/sezioni/ambiente/taxy-ny/taxy-ny/taxy-ny.html

www.gothamgazette.com/article//20061016/202/2000

mercoledì 16 maggio 2007

SETTIMANA DELL'ARTE

Per la serie in Italia siamo pieni di bellezze artistiche e culturali ma non lo facciamo sapere a nessuno (neppure agli italiani). Leggo, entrando nella sezion Arte del sito di Repubblica, che dal 12 al 20 maggio 2007 è la Settimana dei beni culturali. Ok, uno dice. Ok, come mai non ci dicono che tutta quella cultura condensata in pezzi, reperti, architettura è gratuita?? In alcuni musei anche ingressi a mostre e addirittura visite guidate sono gratuite.
Quale migliore occasione per una visita in luoghi che non abbiamo mai visto? Troppo spesso con la bella stagione progettiamo week end all’estero all'insegna della cultura e dell'arte, quando non ci rendiamo conto che tutto questo regna sovrano a casa nostra?!
Di Brescia, che tanto si proclama città d'arte, non ho trovato nessun tipo di iniziativa. C'è Sirmione a riscattarci, con l'apertura delle Grotte di Catullo , una villa romana, con annesso museo che esporrà reperti dell'epoca romana e longobarda rinvenuti recentemente. Sarebbero poi pronte nel centro del paese, due nuove aree archeologiche.
Una bella occasione per una domenica alternativa, no?
Fra le altre cose che reputo interessanti, Milano, Stazione Centrale, apertura della Sala Reale, che fa parte del progetto di riqualificazione della stazione.
Fra le altre cose il Ministro per i Beni Culturali, Francesco Rutelli ha voluto comunicare che a partire dall'anno successivo la Settimana dei Beni Culturali verrà anticipata a marzo, per destagionalizzare il turismo ed evitare città congestionate solo in determinati periodi. La scoperta è stata fatta. Meglio tardi che mai.
"Bussate e vi sarà aperto" è lo slogan dell'iniziativa. Speriamo.

mercoledì 9 maggio 2007

RON MUECK


Me n'ero quasi scordata...e poi stamattina, non so per quale strano ed assurdo motivo, la mia mente ha cominciato a chiedermi di ripescare il nome di quell'artista che avevo potuto ammirare qualche anno fa alla National Gallery of Art di Washington D.C e che mi sono sorpresa spesso a fissare ed a ri-fissare sulle slides mentre preparavo il mio esame di arte.
Per fortuna internet è un mezzo potentissimo (ma non è questo il punto) perchè la mia mente non ci sarebbe arrivata. O meglio, non stamattina.
Ron Mueck, australiano. Soggetto che per molto tempo nella sua vita è stato estraneo all'arte; è un produttore di film e programmi per bambini, pubblicità e creatore di effetti speciali.
Dal 97, ha scelto di dedicare il suo talento ad un'altra forma artistica, la scultura in primis con la mostra "Sensations:works of art form the Saatchi Collection" alla Royal Academy di Londra.
Le sue sculture sono una serie di persone, di dimensioni spropositate: donne e uomoni molto grandi rispetto alle dimensioni naturali oppure anziani piccolissimi. La particolarità è che tutto è curato con i minimi dettagli e a queste sculture manca solo la parola ed il respiro per poter dire che sono effettivamente viventi; i particolari riflettono l'imperfezione degli esseri umani: non sono riproduzioni in silicone di modelli classici rappresentanti la bellezza perfetta e chiasmatica, ma sono esseri sproporzionati ed imperfetti ed è per questo che suscitano nei visitatori emozioni; nessuno potrebbe lasciare una sala senza aver avuto un momento per ammirare queste figure: un misto di tenerezza, compassione, comprensione. Quasi come comunicassero il loro stato d'animo.
Mueck sottolinea che potrebbe volutamente renderli ridicoli con le loro imperfezioni, ma non lo fa. Occuparsi di un essere umano e della sua integrità e dignità non è di certo una cosa semplice. E le creature di Mueck sono solo sculture in vetroresina e silicone.
Il concetto è chiaro, no?

sabato 5 maggio 2007

Nothern Sky

Inserisco il testo di una canzone di Nick Drake, cantautore inglese nato in Birmania alla fine degli anni 40'. Non credo sia molto conosciuto anche perchè non ha prodotto numerosi album: è stato trovato morto a 28 anni per overdose di tryptizol; l'ho scoperto volendo ripescare a tutti i costi quel magnifico giro di chitarra alla fine del film "Serendipity", per intenderci quello delle occasioni, del destino e i fortunati incidenti con John Cusack e Kate Beckinsale. Proprio mentre lui sconsolato si sdraia pensoso sullo skaten rink di Rockfeller a NY, Nick Drake attacca con il suo motivo. Dolce, carico di malinconia nel ritmo e nella voce. Malinconia autoprodotta, per il piacere di sentirsi tristi in modo dolce, secondo il pensiero dei Romantici. Nick Drake si ispira molto a questo periodo artistico ma è affascinato anche dal simbolismo e le sue canzoni, questa è solo un esempio, sono cariche di figure simboliche spesso riferite alla natura, come il vento ed il cielo, la luna, la brezza, il mare che celano significati molto più profondi.
Tratta dall'album "Bryter Later", questa è "Nothern Sky".

I never felt magic crazy as this. I never saw moons, knew the meaning of the sea.
I never held emotion in the palm of my hand or felt sweet breezes in the top of a tree
but now you're here, brighten my northern sky.

Been a long time that I'm waiting, been a long that I'm blown.
Been a long time that I've wandered through the people I have known.
Oh, if you would and you could straighten my new mind's eye.

Would you love me for my money? Would you love me for my head?
Would you love me through the winter? Would you love me till I'm dead?
Oh, if you would and you could come blow your horn on high.

I never felt magic crazy as this, I never saw moons knew the meaning of the sea.
I never held emotion in the palm of my hand or felt sweet breezes in the top of a tree.
But now you're here, brighten my northern sky.

www.nickdrake.altervista.org
www.wikipedia.it

mercoledì 2 maggio 2007

CERCANDO ALASKA

Questo è un esempio di come i libri possano indurre a dipendenza. Specialmente se si ha qualcosa di molto più palloso da fare, come studiare.
Ieri ho letto un libro. Non che mi aspettassi chissà cosa da un libro consigliato ai teeneagers; ad essere sincera ero rimasta affascinata dalla copertina: la fotografia del viso di una bambolina di plastica con due occhioni giganti che si tappa la bocca con una manina piccola piccola, direi quasi sproporzionata rispetto alla testa.
Ma veniamo al dunque: il libro si chiama "Cercando Alaska. Chi sei? Chi eri? E perchè te ne sei andata?" ed è la storia di un'amicizia fra sedicenni in un liceo-campus. Miles, il protagonista che narra in prima persona la vicenda viene dalla Florida e per lui questo è il primo anno lontano da casa. Conoscerà Chip, soprannominato Colonnello, arrivato in quella scuola grazie ad una borsa di studio e Alaska, una studentessa divertente ed affascinante ma alquanto strana e lunatica. La vicenda gira in torno alle scorribande del gruppo che, con Takumi e Lara cercherà di vendicarsi con i cosiddetti Settimana Corta, ovvero quei ragazzi benestanti che li bersagliano con scherzi piuttosto pesanti perchè li credono artefici dell'espulsione di una loro amica l'anno precedente.
Con il passare del tempo Miles, al liceo Ciccio, scoprirà di provare un sentimento forte nei confronti della sua amica Alaska, che pare ricambiare.
Poi più niente. Alaska non c'è più. Muore tentando di fuggire dal campus schiantandosi dritta e veloce contro un'auto della polizia. I suoi amici cercheranno di capire perchè l'ha fatto, cos'è successo e chi è colpevole.
Nel frattempo Miles è alla ricerca della sua amica, per capire meglio chi era, nonostante non ci sia più.
E la cosa fa pensare. Chi di noi non ha un' Alaska che cerca di raggiungere invano? Un'amico che lascia un segno indelebile nella nostra vita ma che per qualche motivo poi sparisce, PAFF! non lascia traccia di sè, non si fa più sentire.
Quanti come Miles vorrebbero gridare : non puoi sconvolgermi la vita e poi sparire!" perchè di una persona che lascia il segno, che ci cambia ne abbiamo costantemente bisogno. Come uno stimolo a guardare avanti o a cambiare prospettiva di vita l'Alaska entra nella nostra vita e per un po' ci fa stare bene. Quando d'improvviso si toglie di mezzo rimaniamo come in preda ad un'astinenza dalla quale sembra non riusciremo mai ad uscirne. Quasi come se fosse lì a lenire il dolore per poi lasciarci soli in un dolore più grande.
Miles ce la fa. Trova il coraggio di uscire dal suo labirinto di dolore.
Questo libro è più profondo di quanto mi fossi mai aspettata. Ne verrà tratto un film curato dallo stesso produttore di the O.C.
Quanto alla bambolina che tanto mi aveva colpito è una Blythe, una specie di bambola con la testa molto grande e gli occhi enormi di cui ce ne sono molti modelli, con capelli e stili fra i più disparati. La copertina del libro in versione inglese raffigura invece una candela appena spenta che fa fumo...forse più simbolica e metaforica.
Ma sicuramente non così bella ed accattivante al punto da convincermi che il libro con tale copertina sarebbe stato sicuramente bello.