mercoledì 2 maggio 2007

CERCANDO ALASKA

Questo è un esempio di come i libri possano indurre a dipendenza. Specialmente se si ha qualcosa di molto più palloso da fare, come studiare.
Ieri ho letto un libro. Non che mi aspettassi chissà cosa da un libro consigliato ai teeneagers; ad essere sincera ero rimasta affascinata dalla copertina: la fotografia del viso di una bambolina di plastica con due occhioni giganti che si tappa la bocca con una manina piccola piccola, direi quasi sproporzionata rispetto alla testa.
Ma veniamo al dunque: il libro si chiama "Cercando Alaska. Chi sei? Chi eri? E perchè te ne sei andata?" ed è la storia di un'amicizia fra sedicenni in un liceo-campus. Miles, il protagonista che narra in prima persona la vicenda viene dalla Florida e per lui questo è il primo anno lontano da casa. Conoscerà Chip, soprannominato Colonnello, arrivato in quella scuola grazie ad una borsa di studio e Alaska, una studentessa divertente ed affascinante ma alquanto strana e lunatica. La vicenda gira in torno alle scorribande del gruppo che, con Takumi e Lara cercherà di vendicarsi con i cosiddetti Settimana Corta, ovvero quei ragazzi benestanti che li bersagliano con scherzi piuttosto pesanti perchè li credono artefici dell'espulsione di una loro amica l'anno precedente.
Con il passare del tempo Miles, al liceo Ciccio, scoprirà di provare un sentimento forte nei confronti della sua amica Alaska, che pare ricambiare.
Poi più niente. Alaska non c'è più. Muore tentando di fuggire dal campus schiantandosi dritta e veloce contro un'auto della polizia. I suoi amici cercheranno di capire perchè l'ha fatto, cos'è successo e chi è colpevole.
Nel frattempo Miles è alla ricerca della sua amica, per capire meglio chi era, nonostante non ci sia più.
E la cosa fa pensare. Chi di noi non ha un' Alaska che cerca di raggiungere invano? Un'amico che lascia un segno indelebile nella nostra vita ma che per qualche motivo poi sparisce, PAFF! non lascia traccia di sè, non si fa più sentire.
Quanti come Miles vorrebbero gridare : non puoi sconvolgermi la vita e poi sparire!" perchè di una persona che lascia il segno, che ci cambia ne abbiamo costantemente bisogno. Come uno stimolo a guardare avanti o a cambiare prospettiva di vita l'Alaska entra nella nostra vita e per un po' ci fa stare bene. Quando d'improvviso si toglie di mezzo rimaniamo come in preda ad un'astinenza dalla quale sembra non riusciremo mai ad uscirne. Quasi come se fosse lì a lenire il dolore per poi lasciarci soli in un dolore più grande.
Miles ce la fa. Trova il coraggio di uscire dal suo labirinto di dolore.
Questo libro è più profondo di quanto mi fossi mai aspettata. Ne verrà tratto un film curato dallo stesso produttore di the O.C.
Quanto alla bambolina che tanto mi aveva colpito è una Blythe, una specie di bambola con la testa molto grande e gli occhi enormi di cui ce ne sono molti modelli, con capelli e stili fra i più disparati. La copertina del libro in versione inglese raffigura invece una candela appena spenta che fa fumo...forse più simbolica e metaforica.
Ma sicuramente non così bella ed accattivante al punto da convincermi che il libro con tale copertina sarebbe stato sicuramente bello.

Nessun commento: